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Ngorongoro Conservation Area (Tanzania): Patrimonio Umanità UNESCO

Ngorongoro Conservation Area (Tanzania): Patrimonio Umanità UNESCO Leone

Ngorongoro Conservation Area (Tanzania), Ngorongoro, Arusha: Patrimonio UNESCO e Riserva della Biosfera, uso multiplo integrato

La Ngorongoro Conservation Area è protetta dal governo della Tanzania dal 1959. E’ nel distretto di Ngorongoro. Si trova nel nord-ovest, nella regione di Arusha. L’area protetta è situata a 155 km ad ovest della città di Arusha. Esattamente tra le pianure di Serengeti (a nord-ovest) e la Great Rift Valley (a est).

Ngorongoro Conservation Area (Tanzania): Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO e Riserva della Biosfera

A dire il vero, la Ngorongoro Conservation Area in Tanzania è un bene Patrimonio Mondiale dell’Umanità designato dall’UNESCO. La motivazione è per valore sia naturalistico (1979), sia culturale (2010). Infatti, protegge numerosi siti di valore paleontologico, archeologico e antropologico. Sono importanti per la ricerca sull’evoluzione della specie umana. In aggiunta a questo, una parte della Ngorongoro Conservation Area è una Riserva della Biosfera (1981) in Tanzania. Così come il Serengeti National Park.

Uso multiplo integrato

In realtà, la Ngorongoro Conservation Area in Tanzania è l’unica in Africa fondata per uso multiplo integrato. Lo scopo è di conservare la biodiversità. Riguarda le risorse naturali e la popolosa fauna selvatica (residente e in migrazione annuale). Tutto ciò in compresenza dell’essere umano. Infatti, gli indigeni Masai sopraggiunsero due secoli fa. Hanno continuato lo stile di vita tradizionale di pastori seminomadi. Pascolano il bestiame (pecore, capre, asini). Intanto il flusso turistico viene promosso in Tanzania.

Paesaggio diversificato

Il paesaggio della Ngorongoro Conservation Area (Tanzania) è diversificato. E’ composto da altopiani montuosi con gole (Olduvai, Olkarien). Tra i crateri vulcanici, vi sono la caldera Ngorongoro e l’alto Oldonyo Lengai in attività. E pure l’Empakaai con un lago salato e l’Olmoti con cascate. I laghi più visitati sono quelli di Magadi e di Natron popolati di fenicotteri. Ma anche il Ndutu e il Masek. Oltre alle sorgenti (Ngoitokitok Spring), sono presenti fiumi e paludi (Gorigor).

Gli habitat della Ngorongoro Conservation Area (Tanzania) sono numerosi e altrettanto vari. Innanzitutto altipiani a boscaglie e prati. Poi foreste e brughiere montane. E pianure erbose da pascolo con cespugli a macchia. In aggiunta, savane, specchi lacustri, corsi d’acqua e zone paludose.

Cratere di Ngorongoro

Ngorongoro Conservation Area (Tanzania): Patrimonio Umanità UNESCO cratere vulcano

Lo spettacolare cratere di Ngorongoro è inattivo. E’ la gigantesca caldera vulcanica intatta di maggiore estensione al mondo. Ha una profondità di 600 metri. Sul fondo c’è un pascolo con un bosco rado di acacie. In verità, è il residuo di un vulcano collassato dopo una potente eruzione. Avvenne circa 2-3 milioni di anni fa. Si trova a 1.800 m s.l.m. Fu scoperta dagli europei alla fine del XIX secolo.

Il cratere di Ngorongoro è popolato da decine di migliaia di animali selvatici di grande stazza. Tra questi, una delle maggiori concentrazioni di leoni dell’Africa orientale, leopardi, ghepardi. Ma anche bufali africani, zebre, antilopi. E iene maculate, sciacalli, cani selvatici. Oltre a elefanti, rinoceronti neri, ippopotami. L’area è attraversata da una parte della migrazione annuale di gnu, gazzelle e zebre. Rientrano nell’ambito dell’ecosistema della pianura di Serengeti.

Gli appassionati di birdwatching possono osservare più di 500 specie di uccelli. In particolare, struzzi, ibis, fenicotteri, anatre, pellicani. E anche uccelli migranti (cicogne, rondini). E’ possibile pure raggiungere il sito di nidificazione di grifoni nella gola di Olkarien.

Gola di Olduvai

Un sito archeologico è nella profonda Gola di Olduvai lunga 14 km. E’ significativo per comprendere l’evoluzione delle specie di ominidi. Ciò per quanto riguarda l’aspetto fisico, comportamentale e tecnico dall’uso della pietra fino a quello del ferro.

A Laetoli, le impronte fossili scoperte attestano la transizione e lo sviluppo del bipedismo umano.

Laetoli

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